31 luglio. Quinto giorno.
Come su una nave da crociera, ma fermi: a Sian Kaan ci si sente così.
In questa lingua di sabbia coperta dalla giungla che fende come la chiglia di una nave da crociera il Mar dei Caraibi, dividendo le acque spumose dell'Atlantico dalla laguna di Campechen, la vita scorre secondo schemi apparentemente immutabili.
Subito dopo l'alba, due coppie di uccelli - precisiamo: pellicani e fregate - cominciano a far la spola fra il proprio nido e le acque basse del bagnasciuga, tuffandosi di tanto in tanto ad acciuffare un pesce o un mollusco di passaggio. Su e giù, su e giù, senza mai fermarsi, costeggiando un confine che per noi rimane invisibile. Uniche variazioni nel copione, i bisticci occasionali per il territorio, che spesso sfociano in duelli aerei tanto spettacolari quanto incruenti, e qualche contatto con le fronde delle palme da cocco.
Al pomeriggio, quando il sole comincia a calare sulla laguna a ovest, è il turno dei paguri e dei granchi violinisti. Sbucano dalle loro tane sabbiose, scalano le dune ricoperte di lavanda marina e uva de mar, e sciamano fra le palme e le cortecce urticanti del chechem, minuscole truppe corazzate di un esercito che ogni notte conquista la giungla per poi abbandonarla con il primo sole.
La notte appartiene alle tartarughe marine, che in questa stagione vengono sulla spiaggia per deporre le uova. Ieri sera, causa abbiocco, ce ne siamo persa una. Stasera, l'idea è quella di metterci una pezza: una passeggiata notturna sulla spiaggia non si rifiuta mai.
Nel frattempo, vita da crocieristi. Si mangia, si fa il bagnetto, si cazzeggia, si fa l'amore. Si spettegola sugli altri ospiti di questo transatlantico immobile. Una nonna con nipotina pestifera al seguito, una coppia di radical-chic inglesi molto Kurt Cobain e signora, una bellissima donna sugli anta con lo sguardo fiero da pasionaria e un curatissimo caschetto di capelli sale e pepe. E poi,ovviamente, ci si godono le coccole dello staff del centro ecoturistico che ci ospita. Un posto in cui giocare a "Io Tarzan, tu Jane" viene maledettamente facile.
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